martedì 4 giugno 2013

L'influenza del cristianesimo sulle leggi romane


"Il mio concetto di religione è simile a quello di Lucrezio: la considero una specie di malattia, frutto della paura e fonte di indicibile sofferenza per l'umanità". 

Così si esprime il famoso filosofo britannico Bertrand Russell nel suo saggio “Perché non sono cristiano” del 1930, osannato punto di riferimento per il pensiero laicista. La religione, specialmente quella cristiana, avrebbe introdotto la paura e la superstizione determinando una arretratezza, quasi un freno, alla crescita della nostra cultura. 

Questa posizione così estrema si ritrova frequentemente alla base di molta parte del pensiero laicista che reputa la Chiesa cristiana, in special modo quella cattolica, come un vero e proprio cancro che si è propagato contro ogni progresso intellettuale. Solo con l’illuminismo e l’affermazione delle idee laiche di progresso e civiltà si sarebbe formata la società odierna. 

Ma quale base storica hanno tali prese di posizione? Siamo di fronte ad una denuncia che ha un valore storico o alla solita accusa gratuita? Io penso che questo sia uno dei luoghi comuni più diffusi tra i laicisti e che sia il frutto di una profonda ignoranza della storia. Se invece di farsi prendere dalle proprie ideologie si avesse una maggiore onestà intellettuale, ci si accorgerebbe che le cose non stanno proprio in questo modo. 

Nel IV secolo l’Europa conosce una delle più grandi trasformazioni della civiltà umana, il cristianesimo diviene la religione ufficiale dell’impero romano e ciò determinò l’inizio di un cambiamento sociale dapprima sfumato, poi sempre più profondo. I cristiani inizialmente non cominciarono col tentare la legislazione romana, ma la loro influenza comincia a farsi sentire soprattutto sui costumi e sui comportamenti sociali. Le lettere di Paolo, rifacendosi agli insegnamenti di Cristo, definiscono in maniera matrimoniale alcuni principi nuovi, come l’indissolubilità del vincolo, gli obblighi del capo di famiglia, il valore della verginità, i valori della procreazione, del sacramento e della fedeltà. Questa nuova dottrina introduce gradualmente nella società romana il valore ontologico della vita umana precedentemente totalmente sconosciuto. Ciò portò immediatamente all’interdizione di pratiche normalmente in uso presso la società pagana di allora come l’esposizione dei neonati, il commercio dei bambini, l’aborto. I combattimenti dei gladiatori vengono progressivamente sostituiti da spettacoli meno cruenti. La morale cristiana incoraggia il riconoscimento di certi doveri, così nascono le prime istituzioni caritative da parte delle comunità cristiane come le elemosine per i poveri e l’ospitalità per stranieri e viandanti. 

E’ in questo contesto, ad esempio, che nasce l’istituzione dei luoghi di cura che oggi chiamiamo ospedali, proprio nel 372 san Basilio inizia la costruzione di “ospizi dei poveri”. La Chiesa sostenendo nella società romana del IV secolo la “fede operosa mediante la carità” non fa altro che esercitare una pressione morale sugli individui determinando la nascita del senso di solidarietà fra gli uomini. Tutto ciò destò perfino ammirazione in un contesto dominato da una religiosità vuota e formalista che non conosceva alcuna tensione verso la solidarietà. A riprova di ciò si inserisce l’opera dell’imperatore Giuliano l’Apostata (331-363) che, volendo restaurare il paganesimo, si ispirò ampiamente al cristianesimo prendendo come modello le sue istituzioni caritative. In una delle sue lettere scrisse appunto che pur disprezzandolo, l’unico aspetto del cristianesimo che lo colpiva era l’attività caritativa della Chiesa (“L’Empereur Julien" Ep. 83” J. Bidez). 

Da quando il cristianesimo divenne tollerato sotto Costantino e poi religione di stato sotto Teodosio I un numero sempre più crescente di cittadini cominciò a far riferimento ai principi evangelici, specialmente tra le classi dirigenti, così cominciò a divenire possibile una iniziativa sulla legislazione. Le leggi romane, progressivamente, cominciarono ad essere trasformate nel senso di una liberazione dell’uomo, della comunicazione tra le classi all’interno della società ed il rispetto della persona. Nel 320 risale la promulgazione delle prime leggi con modifiche che rendono più umano dei regime carcerario romano (Codice di Teodosio II), nel 374 si hanno le prime leggi che proibiscono l’infanticidio, nel 434 si ha definitiva proibizione dei combattimenti gladiatori, ecc. 

Nasce un nuovo diritto romano, profondamente trasformato dall’avvento del Cristianesimo che sicuramente rimane al di sotto delle esigenze della morale cristiana, ma ciò non toglie nulla al fatto che la traduzione legislativa dei principi cristiani, che plasmerà i nostri attuali codici civile e penale, è uno dei grandi servizi che la Chiesa ha reso all’umanità. 


Bibliografia 
B. Biondi, “Il diritto romano cristiano” Giuffré, Milano, 1954; 
C. Leppeley, “L’impero romano e il cristianesimo” Mursia, Milano, 1970;
W. Thomas E. jr., “Come la Chiesa Cattolica ha costruito la Civiltà Occidentale” Cantagalli 2007; 
 F. Agnoli, “Indagine sul Cristianesimo” Ed. Piemme, Milano, 2010;