lunedì 28 ottobre 2013

La preziosa vita di Lorenzo


Qualche giorno fa è morto a 82 anni Augusto Odone, il coraggioso ed intraprendente economista italo-americano della World Bank che dedicò tutta la sua vita per salvare il figlio Lorenzo malato di adrenoleucodistrofia (Adl), una rarissima malattia neurologica, ispirando nel 1998 il bellissimo film "l'Olio di Lorenzo" con Nick Nolte e Susan Sarandon. Nel 1984, quando Lorenzo aveva appena sei anni, i medici gli avevano dato due anni di vita dopo la diagnosi della Adl, ma gli Odone, Augusto e la moglie Michaela, non accettando la "sentenza", si improvvisarono scienziati riuscendo a mettere a punto una terapia basata su due comuni olii da cucina (acido oleico ed erucico) sfidando l'ortodossia medica. Circondando il loro figlio Lorenzo di amore e attenzioni, sfidando lo scetticismo generale e l'ostilità della medicina ufficiale, gli Odone riuscirono con la loro terapia a rallentare la malattia e a permettere una sopravvivenza fino a 30 anni, quando Lorenzo morì per una polmonite e non per la malattia. 


L'adrenoleucodistrofia colpisce circa 16 mila americani ogni anno, in generale maschietti tra i quattro e i dieci anni, danneggiando i nervi e spesso progredendo velocemente alla paralisi totale e alla morte. Con gli sforzi di questa coraggiosa famiglia oggi esiste una terapia contro questa malattia e molti bambini riescono a vivere grazie all'"Olio di Lorenzo". 



Questa storia di profondo amore fa veramente commuovere e ci insegna come ogni vita sia di fondamentale importanza e che abbia un valore assoluto a prescindere da qualsiasi speculazione. Ma non è questo quello che pensano i giudici del Tribunale di Roma che, in aperta violazione della legge 40 sulla procreazione assistita, qualche tempo fa, hanno intimato alla ASL di Roma D di effettuare la diagnosi genetica preimpianto (PGD) su una coppia fertile portatrice di fibrosi cistica, per evitare la trasmissione della malattia. Ora la diagnosi prenatale sarà effettuata in un istituto pubblico a spese di uno Stato che per legge (espressione della volontà popolare) ne aveva stabilito l'illegittimità.


Siamo di fronte all’ennesimo atto violento di prevaricazione laicista in cui per imporre la propria visione di morte e disperazione vengono calpestate ogni legge e morale. Per questi giudici i bambini malati, come Lorenzo Odone, non hanno il diritto di vivere, di essere amati, per questi signori la vita affetta dalla malattia è una non-vita che deve essere eliminata dalla faccia della terra. Così hanno pensato e si sono comportati tanti altri loro “illustri” predecessori atei e laicisti, occorre imporre una nuova eugenetica, proprio come i nazisti che gassavano vecchi e malati mentali. 

Ecco il vero volto del laicismo: “risolvere” con la morte ogni problema, la “Soluzione Finale”, che va imposta con ogni metodo, anche se la legge non lo permette.

martedì 22 ottobre 2013

Il laicismo francese nega anche la libertà di coscienza.

In questi giorni la Francia si è di nuovo resa protagonista nel dibattito circa il tema delle nozze omosessuali. Un gruppo di sindaci obiettori, che rivendica il sostegno di circa 20.000 responsabili politici, si è visto negare la propria liberà di coscienza di rifiutarsi di celebrare un atto immorale, infatti il Consiglio Costituzionale francese ha deciso che tutti i sindaci del Paese, anche quelli che si dichiarano obiettori, sono obbligati a celebrare le nozze tra le coppie omosessuali.

L'organismo francese ha motivato questa coercizione richiamandosi al fatto che la legge sulle nozze gay entrata in vigore il 18 maggio scorso è conforme alla Costituzione. Sarà pure conforme alla Costituzione, ma, evidentemente, non è conforme ai principi morali dei sindaci. I principi morali appartengono alla persona e vengono prima di ogni legge, non è possibile costringere delle persone ad infrangere i precetti della legge morale naturale. Né vale l'obiezione che si tratta di pubblici ufficiali dello Stato, in quanto anche questa condizione non può calpestare la libera coscienza della persona. Un sindaco prima di essere un pubblico ufficiale è principalmente una persona che come tale va rispettata.

In Italia, fortunatamente, è molto sentito e riconosciuto il principio che nessuno può imporre ad un altro di andare contro la propria coscienza. Infatti quello all’obiezione di coscienza è un diritto che da noi ha fondamento costituzionale implicito, come ha più volte detto la Corte Costituzionale riferendosi agli articoli 2, 19 e 21 della Carta fondamentale. Occorre, quindi, tenere sempre alto il livello di attenzione per difendere questo importante valore che l'oscurantismo laicista intende distruggere.

giovedì 17 ottobre 2013

Reato di negazionismo o negazione della libertà di opinione?

In questi giorni, sull’onda emotiva della triste vicenda di violenza che ha accompagnato i funerali del boia delle fosse Ardeatine e dell’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, si è scatenata un’animata discussione in Senato circa la proposta di legge che prevede l’introduzione del reato di negazionismo. In pratica chi affermerà che l’olocausto degli ebrei operato dai nazifascisti non è mai avvenuto commetterà reato e potrà essere perseguito. 

Premetto subito che l’apologia e l’istigazione sono atteggiamenti da condannare senza riserve, ma ciò che voglio porre in discussione è l’opportunità di regolare con legge la libertà di espressione. Può essere reato affermare che non sono esistiti dei fatti storici? E’ possibile che la libertà di opinione debba per forza essere regolata dalla norma penale per non finire in un relativismo negazionista? La ricerca storica ha le sue regole che si basano sui documenti, le testimonianze, i riferimenti, non ha bisogno di essere imposta per legge. Tempo fa lo storico inglese David Irwing è stato condannato a tre anni per aver negato l’esistenza delle camere a gas. Questo ha per caso evitato il negazionismo o ha aggiunto qualcosa alla verità storica dell’olocausto? 

Una legge del genere reprime in modo preoccupante la libertà di opinione, anche se questa può essere disgustosa. Tante opinioni possono essere scomode e repellenti, come ad esempio, quelle degli avvocati che difendono gli stupratori. Bisogna impedire anche quelle? In questo caso il concetto di diritto alla difesa trae origine proprio dalla libertà di opinione. 

E poi, chi può stabilire quale sia la verità? Non è possibile stabilire per legge la verità, questa va ricercata e dimostrata con rilevanze scientifiche e solo in questo modo potrà essere lo strumento per misurare la validità delle opinioni. Ma in democrazia ogni opinione deve essere lecita perché è solo attraverso il contributo di ognuna di esse che sarà possibile selezionare la verità. 

Pericolosi rischi per la libertà di opinione sono associati anche al progetto di una futura legge contro l’omofobia. E’ giusto condannare gli atti di violenza e discriminazione, ma che limite sarà imposto alla libertà di opinione? Sarà imposta una verità di Stato per impedire di definire anormale ciò che non è normale? Il rischio è questo.