lunedì 20 ottobre 2014

Il matrimonio non è un diritto della persona

In questi giorni, nel nostro paese, imperversa la discussione circa l’opportunità di una legge che estenda la possibilità di contrarre matrimonio anche tra due persone dello stesso sesso. La propaganda laicista strombazza a piena voce che si tratta di una questione di civiltà e di progresso in quanto si riconoscerebbe un diritto negato. E’ questa, infatti, la motivazione di ogni critica che rivolgono a chi ritiene, invece, che il matrimonio sia solo quello tra un uomo ed una donna. Secondo i laicisti chi si oppone a tale riconoscimento non sarebbe altro che un oscurantista ed un razzista che discriminerebbe le persone omosessuali negando loro il diritto a sposarsi. Questa accusa è stata la giustificazione che, molto poco onorevolmente, i laicisti hanno addotto per scusare le violenze che hanno dovuto subire molti componenti del movimento delle “Sentinelle in Piedi” durante la loro pacifica manifestazione del 5 ottobre scorso. 

Ma esiste realmente un diritto fondamentale della persona umana a “contrarre matrimonio”? In Italia, come è noto, non esiste il matrimonio tra persone omosessuali, ed, infatti, proprio per questo il Ministro dell’Interno ha richiamato, qualche giorno fa, tutti i Sindaci ad annullare le registrazioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero. Tecnicamente, infatti, un tale matrimonio è un esempio di negozio giuridico inesistente, quindi inammissibile nel nostro diritto, in quanto urta contro il principio del matrimonio come “società naturale”, fondata sull’unione di un uomo e una donna, accolto nell’art. 29 Cost. ed ancor più esplicitamente in tutte le disposizioni legislative ove si parla espressamente di “marito” e “moglie” (ad es., artt. 107, 108, 143, 143 bis, 294 c.c. e così via). Ma i laicisti parlano di discriminazione, della negazione di un diritto fondamentale e per farlo strumentalizzano una sentenza della Corte Costituzionale, la n.245/2011, in cui, per confermare l’ordinanza di remissione da parte del Tribunale di Catania a seguito del diniego da parte dell’ufficiale di stato civile di accordare la possibilità a due individui, un’italiana ed un marocchino irregolarmente soggiornante nel nostro Paese, di contrarre matrimonio, è stata equiparata la libertà di potersi sposare ad un principio fondamentale, in relazione al valore assoluto delle garanzie costituzionali scaturenti dall’art.2 Cost. I laicisti, però, si guardano bene dal far notare che tale pronunciamento si riferisce esclusivamente ad una coppia formata da un uomo ed una donna, cioè una “società naturale” a cui è applicabile la garanzia costituzionale e che per questo non può assumere un valore universale. La libertà di poter contrarre matrimonio non è un diritto fondamentale proprio della persona perché dipende dal possesso o meno di determinati requisiti. Ad esempio, per il nostro Codice Civile non tutti possono sposarsi, infatti non può validamente contrarre matrimonio chi è minorenne; gli ascendenti e i discendenti in linea retta; i fratelli e le sorelle (germani, consanguinei o uterini); lo zio e la nipote, la zia e il nipote; gli affini in linea retta (all’infinito) o collaterale (in secondo grado); l’adottato e i figli dell’adottante; l’adottato e il coniuge dell’adottante, l’adottante e il coniuge dell’adottato; le persone delle quali l’una è stata condannata per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell’altra, e così via. Per essere un diritto fondamentale, le deroghe cominciano ad essere troppe…

I laicisti omettono anche di considerare il fatto che nel 2010 (sentenza n.138) la Corte costituzionale s’interessò, questa volta esplicitamente, delle coppie omosessuali specificando che se, alla luce dell’art.2 Cost. un diritto esiste, alla luce dell’art.29 Cost. tale diritto non è riconducibile all’interno di un diritto fondamentale al matrimonio che rimane riservato alle coppie eterosessuali. Il Giudice Costituzionale in particolare osservava che, vista la mancanza del requisito procreativo, l’apertura dell’istituto matrimoniale agli omosessuali collideva con quanto previsto dall’art.29 Cost..

Alla luce di tutto ciò appare del tutto pretestuosa e sbagliata l’accusa di discriminazione rivolta contro i cattolici e tutti coloro che non ritengono giusto allargare l’istituto matrimoniale alle coppie omosessuali. Il matrimonio, per la sua natura interpersonale, non è un diritto della persona e per potervi accedere occorre possedere i requisiti affinché tale unione possa essere capace di adempiere alle funzioni tipiche del matrimonio che sono quelle di trasmettere, accogliere ed educare la nuova vita, cioè essere quella struttura sociale alla base della società umana. Se voglio fare il medico, ma non possiedo la laurea in medicina, non posso dirmi discriminato se non mi lasciano esercitare la professione medica.

Viceversa, la coppia omosessuale, a cui bisogna portare il massimo rispetto, è oggettivamente la scelta di non costruire una struttura sociale in grado di trasmettere la vita, quindi non potrà mai essere equiparata al matrimonio ed accedere, così, alla speciale tutela riservata dalla Costituzione.

lunedì 6 ottobre 2014

Il pietoso spettacolo della barbarie laicista.

Ieri, domenica 5 ottobre, è stata la giornata in cui le “sentinelle in piedi” sono tornate in piazza, precisamente in 100 piazze italiane, per dare vita alla loro pacifica protesta nei confronti del disegno di legge Scalfarotto contro l’omofobia. Come è noto si tratta di manifestazioni assolutamente non violente consistenti in una veglia di circa un’ora in cui i manifestanti sono ritti in piedi, in silenzio, mentre leggono un libro. 

Dovunque queste persone, che stavano esercitando il loro diritto costituzionale alla libertà di espressione, secondo i tempi e i modi autorizzati dalle autorità competenti, sono state duramente contestate attraverso insulti e violenze di ogni genere da parte dei rappresentanti del “progresso” e del “libero pensiero”. In particolare a Rovereto (TN) un gruppo di giovani contestatori ha assaltato le sentinelle prendendole a calci e pugni mandando in ospedale una ragazza e un sacerdote, a Bologna i contromanifestanti al grido di “fascisti”, “fascisti” (!) hanno tentato di linciare le sentinelle che si sono salvate solo per la presenza di un cordone di protezione delle forze dell’ordine, a Napoli pacifici partecipanti alla veglia di protesta sono stati insultati e fatto oggetto di lancio di uova, a Pisa la manifestazione delle sentinelle è stata interrotta dopo 35 minuti dalla Digos che non era in grado di garantire l’incolumità dei veglianti, a Torino i veglianti hanno dovuto subire insulti ed ascoltare bestemmie di ogni tipo, ad Aosta i pacifici veglianti sono stati insultati pesantemente, volgari offese che non hanno risparmiato neppure i bambini, e non si è arrivati alla violenza fisica solo per la presenza delle forze dell’ordine. E’ sconfortante, inoltre, registrare l’assoluto silenzio delle fonti d’informazione generaliste e della stampa nazionale che, imbavagliate dal controllo esercitato dalla dittatura mediatica laicista, hanno fatto passare sotto silenzio, oppure minimizzato, questi gravissimi episodi di intolleranza. 

Non che ce ne fosse bisogno, ma questi episodi non fanno altro che confermare la natura antidemocratica, violenta e repressiva delle squadracce laiciste costituite dalle associazioni di sinistra e dalle organizzazioni gay. Purtroppo in Italia se si esprime pubblicamente un pensiero non allineato con quanto viene imposto dalla propaganda laicista si corre il pericolo di venir letteralmente picchiati, proprio come avveniva nell’Italia di 80 anni fa. Sembra assurdo che in un paese che si ritiene democratico bisogna ancora registrare episodi di questo tipo. 

Perché tante reazioni così violente? Come mai questo silenzio, civile e rispettoso, ha scatenato la barbarie? Il rumore, la violenza, l’offesa e la prevaricazione sono le armi tipiche di chi vuole imporre qualcosa, di chi è nemico della democrazia. Di chi è conscio della pochezza dei propri argomenti. 

Il rumore non può imporsi sul rumore, il silenzio si” 
Mahatma Gandi