giovedì 30 luglio 2015

La Corte Europea per i Diritti dell'Uomo non ha imposto all'Italia le nozze gay

Il 21 luglio scorso la stampa nazionale ha dato molto risalto alla sentenza con cui la Corte Europea per i diritti umani (CEDU) ha condannato l'Italia perché non riconoscerebbe adeguatamente i diritti delle coppie omosessuali. Molti mezzi di comunicazione, col malcelato intento di instillare nell'opinione pubblica l'idea che questa sentenza costituisca un primo passo verso il totale riconoscimento dell'unione omosessuale, hanno addirittura alluso ad un via libera all'istituto del matrimonio (ad esempio, qui e qui). 

Tutto ciò, ovviamente, non fa altro che generare una certa confusione a tutto vantaggio delle ragioni del laicismo e delle varie lobby gay che cercano di sfruttare ogni occasione per imporre il loro pensiero unico, ma le cose non stanno proprio in questo modo. Innanzitutto con la sentenza della CEDU le tre coppie omosessuali che l'hanno sollecitata, in quanto si sono viste rifiutare dai loro Comuni di residenza le pubblicazioni per potersi sposare, non hanno affatto ottenuto il diritto a sposarsi, né tanto meno, a veder stabilito un nuovo concetto di famiglia.

La sentenza di Strasburgo, infatti, non parla affatto di equiparazione tra l'unione omosessuale ed il matrimonio, ma invita solamente l'Italia a prevedere una legalizzazione delle coppie omosessuali per meglio tutelare i loro interessi individuali e di coppia. L'Italia, quindi, non è obbligata in alcun modo ad allargare il matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso. Resta di competenza del Parlamento italiano stabilire come debba essere recepita tale sentenza e con quale tipo di normativa. 

D'altronde, anche se per assurdo le sentenze della CEDU superassero la competenza dei vari Parlamenti nazionali, non potrebbero in alcun modo stabilire che il matrimonio sia un diritto della coppia omosessuale, in quanto tale assunto si scontra con il dettato dell'art.12 della stessa Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo che specifica come siano l'uomo e la donna gli unici soggetti ad avere il diritto a sposarsi e a fondare una famiglia. 
 
Così come spiego in questo articolo, sono fermamente convinto che gli interessi delle coppie omosessuali siano in Italia già sufficientemente tutelati dal nostro Codice Civile, quindi penso che tale sentenza, pur se non mirata ad una equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio, non sia altro che l'ennesimo pronunciamento di una certa giurisprudenza asservita all'ideologia laicista che ha la pretesa di farsi soggetto etico e di voler affermare a colpi di sentenze la propria deleteria visione relativista imponendo un'artificiosa scala di valori.