martedì 11 agosto 2015

Il Paulicianesimo, un ritorno al dualismo.

Nel VII secolo, in un impero bizantino ancora squassato dalle grandi eresie che dal V secolo in poi arrivarono perfino minare la sua stessa unità, come il nestorianesimo e il monofisismo, comparve un'ulteriore forma di cristianesimo eterodosso che, riproponendo la vecchia teologia dualista, parve riportare la cristianità ai tempi dell'eresia gnostica del II secolo.

Questa eresia prese l'avvio da una setta di asceti sorta in Armenia nel VII secolo e deve il suo nome (Pauliciani = figli di Paolo) al fatto che pensavano di vivere secondo i dettami di Paolo di Tarso. Secondo la tradizione il fondatore di tale setta fu un certo Costantino di Manamali, che si faceva chiamare Silvano in modo da assomigliare al Sila fedele collaboratore di Paolo. Costui, a partire dal 655, predicò per molti anni nella provincia del Ponto, in Anatolia. L'imperatore bizantino Costantino IV, che aveva già condannato il monotelismo convocando il concilio di Costantinopoli nel 680, riavvicinandosi così alla Chiesa di Roma, non poteva sopportare un nuovo elemento di disturbo costituito dai Pauliciani, così incaricò l'ufficiale imperiale Simone di arrestare Costantino-Silvano che fu condannato a morte e giustiziato per eresia nel 682. Il suo uccisore, Simone, divenne a sua volta capo della comunità dei Pauliciani e nel 690 anch'egli fu giustiziato per eresia. Quando sembrò che fosse stata debellata, agli inizi dell'VIII secolo, la setta si riorganizzò in Armenia e la nuova comunità vene a contatto con l'espansione degli Arabi ormai divenuti musulmani. Tutto ciò provocò contrasti e perfino guerre che portarono i Pauliciani quasi a scomparire, finché una nuova guida, un certo Sergio, non diede nuovo impulso alla comunità spostandosi in Cilicia ed Asia Minore. Nel frattempo aveva preso il potere a Costantinopoli la dinastia Isaurica, che era iconoclasta come i Pauliciani, e ciò favorì il loro sviluppo fino a divenire molto numerosi. L'imperatore Niceforo I Logoteta diede loro protezione in cambio del loro servizio militare per combattere gli Arabi. Ma tale protezione finì presto e i Pauliciani tornarono ad essere perseguitati. Questi, ora però in gran numero, si allearono con gli Arabi e riuscirono a costituire addirittura un regno pauliciano nell'Anatolia centrale e a dare filo da torcere alle truppe bizantine. Tuttavia nell'872 i Pauliciani vennero sconfitti, il loro capo ucciso e la loro capitale distrutta. Sopravvissero ancora come piccole comunità isolate, finché nel 970 furono deportati in massa in Tracia dall'imperatore bizantino Giovanni I Zimisce dove contribuirono nei secoli successivi allo sviluppo di altri gruppi dualisti come i Bogomili e i Catari.

I Pauliciani erano dualisti, quindi riproponevano le vecchie concezioni teologiche che furono proprie degli gnostici e del manicheismo. Consideravano il Dio del Vecchio Testamento come malvagio, creatore del mondo e della materia e il Dio del Nuovo Testamento come buono, creatore dello spirito e dell'anima. Per questo rifiutavano l'Antico Testamento, mentre accettavano solo i testi del Nuovo Testamento con particolare attenzione alle lettere paoline e al vangelo di Luca. Erano organizzati come le comunità manichee con pochi "eletti", celibi, astemi e vegetariani e molti "uditori". Non accettavano la Chiesa come intermediaria tra gli uomini e Dio, non accettavano il culto delle immagini e non riconoscevano l'incarnazione di Cristo ritenuto solamente un angelo, cioè puro spirito.

Così come già detto per gli gnostici e per il manicheismo, la concezione dualistica di Dio si contrappone nettamente a quanto ritroviamo nelle Scritture. Non esiste per la Scrittura una natura malvagia in quanto è opera dell'unico Dio. Nella Genesi, il racconto della creazione mostra chiaramente l’unicità di Dio e la bontà della creazione (Gn 1, 1-13). Ogni cosa che proviene da Dio è buona, quindi anche la materia, il mondo, la creazione. La carne non è prodotto di scarto, ma è il cardine della salvezza, il “Caro, cardo est salutis” di Tertulliano. Gesù ce la dona nell’Eucaristia e la nostra stessa carne è destinata alla resurrezione gloriosa (Gv 6, 52-58). Altro errore è quello cristologico, cioè il fatto di identificare Cristo come un angelo che proviene dal mondo superiore, un ente solo spirituale che non può unirsi alla materia. Tutto ciò in aperto contrasto col vangelo che proclama con forza che Cristo è il Verbo di Dio come il Padre e che per mezzo di Lui tutto è stato creato, che si è fatto uomo veramente assumendo la nostra carne con la quale ci ha redenti (Gv 1, 1-14). E poi l’errore soteriologico, cioè la negazione della salvezza operata dal Cristo, il quale non incarnandosi si sottrae pure alla passione. Ma l’apostolo Paolo insegna chiaramente che la redenzione avviene proprio attraverso la sofferenza del Cristo, con la morte del suo corpo di carne. Anzi, ogni cristiano, come Paolo, coopera alla redenzione attraverso le proprie sofferenze offerte a Dio (Col 1, 21-24). Infine c'è la negazione del culto delle immagini che, come vedremo nel successivo articolo dedicato agli iconoclasti, non si oppone affatto a quanto viene proclamato dalla Scrittura. 

Il Paulicianesimo affonda le sue origine nello gnosticismo docetista dei primissimi secoli dell'era cristiana e si pose come un ponte, un anello di congiunzione, con le grandi eresie medioevali, prima fra tutti quella diffusissima del catarismo.

Bibliografia

Marcello Craveri, "L'eresia. Dagli gnostici a Lefebvre, il lato oscuro del cristianesimo", Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1996;
Georg Ostrogorsky, "Storia dell'Impero bizantino", Torino, Einaudi, 1968;
R.M.Grant, “Gnosticismo e Cristianesimo primitivo”, il Mulino, Bologna 1976;
H. Jonas, “Lo Gnosticismo”, SEI, Torino, 1973;
J.N.D. Kelly, “Il pensiero cristiano delle origini”, il Mulino, Bologna, 1972.
Giovanni Filoramo, D. Menozzi (a cura di), "Storia del Cristianesimo", I, Roma-Bari 1997;
https://it.wikipedia.org/wiki/Paulicianesimo
https://it.wikipedia.org/wiki/Iconoclastia

lunedì 3 agosto 2015

“IL CODICE DA VINCI” E I SUOI “FRATELLI” Cosa non si inventa per il successo



Nel 2004 faceva la sua comparsa nelle librerie italiane il best seller di D. Brown “Il Codice Da Vinci”, un successo planetario che scatenò una vera e propria passione collettiva per tutto ciò che riguardava l’esoterismo religioso, l’archeologia biblica, i vecchi manoscritti e così via. Sulla scia di quel successo si moltiplicarono le pubblicazioni su argomenti di quel genere al punto che in qualsiasi libreria è ancor oggi facilissimo trovare numerosi testi, più o meno attendibili, sui cavalieri Templari, i rotoli del Mar Morto o sull’epopea di re Artù, che adombrano, chi più chi meno, oscuri complotti perpetrati dalla Chiesa Cattolica nel corso dei secoli.

Cavalcando l’onda del successo, D. Brown pensò bene di vendere i suoi diritti sul libro alla famosa multinazionale della Sony che ne trasse e produsse un film e, addirittura, realizzò un videogioco. Grazie a quella capillare opera di diffusione chiunque, oggi, conosce almeno l’esistenza del libro e quindi, purtroppo, è stato comunque raggiunto da un messaggio gravemente deteriore riguardante la Chiesa Cattolica e i cristiani. Basta digitare “Codice da Vinci” su Google, o qualsiasi altro motore di ricerca e ci si accorge che la rete è piena di forum e blog dove abbondano elogi sperticati al genio di D. Brown e giudizi feroci sulla storia della Chiesa Cattolica.

Indubbiamente il fatto che tali argomenti vengano posti all’attenzione di un enorme numero di persone è un evento positivo, infatti qualsiasi occasione utile ad avvicinare il riottoso italiano medio alla lettura è auspicabile, ma non per questo bisogna turarci il naso e far finta di niente di fronte all’ennesima immondizia d’oltreoceano. Intendiamoci, non avevo nulla contro il buon Brown, lui fa il suo mestiere, e lo fa anche molto bene, a giudicare dalle vendite. Il suo romanzo è un libro avvincente, un buon thriller, quella volta, però, si è veramente esagerato, al dio denaro si sacrificò troppo.

Molto spesso noi cristiani moderni, e perlopiù a ragione, siamo stati posti di fronte alle responsabilità storiche della Chiesa Cattolica come le crociate, l’inquisizione, il proselitismo forzato nei nuovi mondi, complotti politici vari e così via, ma se tutto questo deriva da un’analisi storica dei fatti seria e scientifica, non può che essere ben accolta ed occasione importante di riflessione. Anche i papi Giovanni Paolo II e Francesco hanno più volte fatto ammenda degli errori commessi dalla Chiesa Cattolica nella sua bimillenaria storia.

 Ciò che ritesi, invece, inaccettabile fu che un romanzo come “Il Codice da Vinci”, che dipinge la Chiesa Cattolica come una banda di delinquenti dedita ai più efferati omicidi, sopraffazioni e mistificazioni fin dalla sua furfantesca origine, sia passato come un racconto che abbia delle basi storiche documentate. A pagina 9 di questo libro, intitolata “Informazioni storiche”, D. Brown affermò che tutte le descrizioni dei documenti e dei rituali segreti riportati nel romanzo rispecchiano la realtà e si fondano in particolare sul fatto che nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come “Les Dossiers Secrets”. Il recensore dei libri del New York Daily News, una vera autorità nel campo, addirittura dichiarò che la ricerca storica di D. Brown era impeccabile.

 Pur essendo semplicemente un romanzo, in questo libro vengono attribuite alla Chiesa Cattolica ogni sorta di malefatte presentandole come delle scottanti rivelazioni storicamente documentate, tutte le affermazioni più incredibili sono poste in bocca a personaggi eruditi e vengono sottolineate con frasi come “gli storici affermano” o “gli studiosi sostengono”. Tali affermazioni sulla storia della Chiesa Cattolica sono presentate come fatti largamente accettati e vengono presentate come veritiere delle fonti che hanno una scarsa affidabilità. In varie interviste D. Brown affermò che parte di ciò che fa nel suo libro era presentare una “storia perduta” per i lettori fino a questo momento. Tutte le false asserzioni di erudizione del libro di D. Brown sono caratterizzate da una forte ostilità verso il Cattolicesimo. Sono considerate come storielle truffaldine tutte le verità della fede cristiana, i personaggi più cari al sentimento cristiano sono completamente stravolti, senza parlare dell’immagine di perfidi intrallazzatori riservata a S.Pietro e S.Paolo.

Se consideriamo che questo romanzo è stato quello più venduto in assoluto restando per più di due anni nella best seller list del New York Times, che è stato tradotto in quarantadue lingue e che fino ad oggi sono state stampate più di 40 milioni di copie, per un risultato di vendita di due milioni di copie al mese in media, appare chiaro che il fenomeno non può essere considerato solo come folcloristico. Si pensi che luoghi pressoché semisconosciuti citati nel romanzo, come, ad esempio, la Rosslyn Chapel di Roslin, vicino Edimburgo, o la chiesa di S. Sulpice a Parigi, sono stati presi d’assalto da migliaia di turisti convinti di riscontrare i “misteri” di D. Brown. Nel 2006 da questo romanzo è stato tratto un film (con un cast hollywoodiano) distribuito in tutto il mondo, e addirittura un videogioco! Quanti lettori profani saranno in grado di accorgersi delle evidenti sciocchezze fatte passare per verità? Le librerie sono piene di libri di storia occulta, pieni di menzogne, che pochi comprerebbero se non ci fosse un collegamento con “Il Codice da Vinci”.

Certamente la nostra fede si fonda su ben altre basi e non temette l’insidia di tali ciarlatanerie, ma la diffusione così capillare di tali sciocchezze può causare imbarazzi e difficoltà, specialmente per coloro che si avvicinano per la prima volta alla fede o per chi è chiamato al ministero della catechesi. Ricordo che in quegli anni, durante una riunione della catechesi di palazzo, in cui svolgevo il ministero di catechista (attività di evangelizzazione nel quartiere promossa dalla mia parrocchia di S.Monica ad Ostia Lido), mi imbattei per la prima volta nelle false asserzioni de “Il Codice da Vinci” che avevano lasciato interdetti alcuni dei presenti. Sempre in quel periodo, allegato alla quoditiana copia del Messaggero, mi sono visto propinare un libro dall’accattivante titolo “La linea di sangue del Santo Graal” di un certo Laurence Gardner. Essendo un amante dei libri storici, così si presentava il volume, cominciai a leggerlo restandone letteralmente allibito dalle sciocchezze e dalle offensive falsità su Gesù e la Chiesa Cattolica. Questi fatti mi colpirono profondamente e, devo ammettere, offesero la mia sensibilità di credente.

Negli anni successivi all’uscita del romanzo di Dan Brown, l’apologetica cattolica, ma anche la stessa comunità scientifica, iniziò a farsi sentire e cominciarono ad essere pubblicati testi che confutavano le assurde asserzioni de “Il Codice da Vinci” costituendo, così, utili punti di riferimento per avere una visione più aderente ed approfondita alla verità storica, tra questi “La verità dietro il Codice da Vinci” di Bart D. Ehrman, “Contro il Codice da Vinci” di Josè Antonio Ullate Fabo, “La frode del Codice da Vinci – Giochi di prestigio ai danni del Cristianesimo” di Arturo Cattaneo e Massimo Introvigne, “Processo al Codice da Vinci” di Andrea Tornielli, ecc. Purtroppo, però, il successo di D. Brown conferì una certa notorietà a molte altre pubblicazioni zeppe di falsità e strampalate teorie sulle origini del Cristianesimo.

Tenendo conto di tutto ciò, ed essendo da sempre un appassionato di storia, mi sembrò utile riunire in un solo documento una riflessione più vasta, una sorta di guida, di orientamento, che intendesse fornire una prima risposta, magari uno spunto per futuri approfondimenti, al mare magnum di leggende, teorie e falsità sulla storia della Chiesa, sulle sue origini e sulla fede cattolica. Con queste motivazioni nel 2007, a tre anni dalla pubblicazione de “Il Codice da Vinci”, scrissi un testo in cui in forma semplice e divulgativa analizzavo le asserzioni più assurde e più diffuse, non solo del romanzo di Dan Brown, ma anche di tante altre pubblicazioni “parastoriche” che, a mio parere, necessitavano di una risposta. Quel lavoro non aveva alcuna pretesa di aggiungere o togliere alcunché dal confronto scientifico, volle solo essere un mezzo di divulgazione.

Oggi, sul mio blog, intendo riproporre quel mio lavoro in modo da fornire a chi ne volesse far uso o solo per chi volesse approfondire i temi trattati dal romanzo di Dan Brown, un materiale divulgativo che, spero, incontri il gradimento o l’interesse dei lettori. Ho articolato questa esposizione in ventiquattro parti per rendere la lettura più facile e comoda:

Parte I        Ma che dice “Il Codice Da Vinci”?
Parte II      Le origini                         
Parte III     La fede d’Israele
Parte IV     La fede dei primi cristiani
Parte V       La Chiesa cristiana primitiva
Parte VI     Un’incredibile tesi: Gesù e l’Essenismo
Parte VII    I fratelli di Gesù
Parte VIII  Autorità dei vangeli canonici
Parte IX      Storicità dei vangeli canonici
Parte X        L’autorità testuale del Nuovo Testamento
Parte XI      Novità ed unicità del messaggio evangelico
Parte XII    Scritti apocrifi e vangeli gnostici
Parte XIII  Costantino e la Chiesa
Parte XIV   La formazione del canone del Nuovo Testamento
Parte XV     La Chiesa e la donna
Parte XVI   La Genesi e la donna
Parte XVII  La caccia alle streghe
Parte XVIII Il matrimonio di Gesù
Parte XIX    Maria Maddalena e i Merovingi
Parte XX      Leonardo da Vinci
Parte XXI     Il Priorato di Sion
Parte XXII   I Templari
Parte XXIII  I Catari
Parte XXIV  Conclusione e Bibliografia
 Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo post ed augurarvi una buona lettura.