martedì 21 marzo 2017

Parte XVIII – Il matrimonio di Gesù

La rivelazione del matrimonio di Gesù con Maria Maddalena è sicuramente il momento clou de “Il Codice da Vinci”. D. Brown, nel suo romanzo, presenta l’avvenimento come un dato certo, incontrovertibile. Si legge a pag. 287: «…”Come ho detto, [parla Teabing] il matrimonio di Gesù e Maria Maddalena è storicamente documentato” […] ”Inoltre, Gesù come uomo sposato ha infinitamente più senso che come scapolo” […] ”Perché Gesù era ebreo” […] ”e il costume dell’epoca imponeva virtualmente a un ebreo di essere sposato. Secondo i costumi ebraici, il celibato era condannato e ogni padre aveva l’obbligo di trovare per il figlio la moglie adatta. Se Gesù non fosse stato sposato, almeno uno dei vangeli della Bibbia avrebbe accennato alla cosa e avrebbe fornito una spiegazione di quella innaturale condizione di celibato”. Teabing finalmente trovò un enorme libro e lo tirò verso di sé […] La copertina diceva: I Vangeli Gnostici. Teabing lo aprì, e Langdon e Sophie si avvicinarono. Il libro conteneva fotografie di brani ingranditi di antichi documenti: pezzi di papiro con il testo scritto a mano. Sophie non riconobbe la lingua, ma sulla pagina di fronte c’era la traduzione. “Queste sono fotocopie del papiro dei Rotoli di Nag Hammadi e del Mar Morto a cui ho accennato prima” spiegò Teabing . “I più antichi documenti cristiani. Purtroppo non concordano molto con i vangeli della Bibbia”. Sfogliando le pagine verso la metà del libro Teabing indicò un brano. “Il Vangelo di Filippo sempre è un ottimo punto per iniziare”. Sophie lesse: «E la compagna del Salvatore è Maria Maddalena. Cristo la amava più di tutti gli altri discepoli e soleva spesso baciarla sulla bocca. Gli altri discepoli ne furono offesi ed espressero disapprovazione. Gli dissero: “perché la ami più di tutti noi?”. Queste parole sorpresero Sophie, ma non le parvero decisive. “Non parla di matrimonio”. “Au Contraire”. Teabing sorrise e le indicò la prima riga. “Come ogni esperto di aramaico potrà spiegarle, la parola “compagna”, all’epoca, significava letteralmente “moglie”. Langdon confermò con un cenno della testa».

Ovviamente anche L. Gardner si allinea sulle stesse posizioni. Ne “La linea di sangue del santo Graal”, a pag. 72, si legge: «Anche se in questo brano ci sono particolari riferimenti all’importanza del matrimonio, quello al “bacio in bocca” è altrettanto pertinente; attiene ancora una volta agli uffici dei sacri sposi e non era un segno di amore extra-coniugale o di amicizia. Come parte del regale ritornello nuziale, quel bacio è l’argomento del primo versetto del Cantico di Salomone, che inizia: “Mi baci egli de’baci della sua bocca; perciocché i tuoi amori sono migliori del vino”»

Secondo D. Brown e L. Gardner il silenzio dei Vangeli sul “matrimonio” di Gesù, che confermerebbe la sua “normalità”, ed un passo del vangelo gnostico detto “di Filippo”, sarebbero le prove schiaccianti dell’avvenuto matrimonio di Gesù con la Maddalena. 

Tutto qui? Un po’ poco.

Il Nuovo Testamento non è affatto silenzioso sui legami familiari di Gesù. Tutti i Vangeli e gli Atti degli Apostoli fanno continuo riferimento a sua Madre, Maria, e a suo padre putativo, Giuseppe. Viene citata la parente di Maria, Elisabetta, suo marito Zaccaria e suo figlio Giovanni. Vengono citati, inoltre, numerosi cugini, chiamati “fratelli”, un’altra Maria madre di Giacomo, molto probabilmente una sorta di zia di Gesù (Mt 27, 55; Mc 15, 40; Lc 8, 2-3). Abbiamo notizia anche di uno zio di nome Cleopa e di un cugino di nome Simone, riportata da Egesippo, uno scrittore giudeo-cristiano del II secolo. Riguardo ad una moglie di Gesù, invece, non c’è alcuna menzione. Non ce n’è traccia durante il suo ministero, sotto la croce e neppure dopo la sua morte. Anche quando i vangeli e gli altri scritti canonici si riferiscono alla famiglia di Gesù, non viene mai menzionata una sua moglie, mentre, ciò avviene esplicitamente per gli apostoli (1 Corinti 9, 5). Alla luce di ciò appare più probabile che il motivo per il quale nei vangeli non si parla della moglie di Gesù è perché non esisteva. Certamente nel giudaismo lo stato coniugale era la norma, ma non mancarono significative eccezioni. Come abbiamo visto le comunità degli esseni vivevano nel celibato reputandolo una condizione essenziale per avvicinarsi a Dio. Preferirono una vita celibataria il profeta Geremia (VI secolo a.C.) e Giovanni il Battista, contemporaneo di Gesù. Anche tra i rabbini del I secolo d.C., è possibile riscontrare scelte di vita di questo tipo. E’ il caso, ad esempio, del maestro rabbinico Simeon ben Azzai, che restò celibe affermando: «la mia anima è innamorata della Torah e il mondo può essere portato avanti da altri». Occorre anche aggiungere che Gesù non era tecnicamente un rabbino, veniva chiamato in questo modo dagli apostoli in quanto vedevano in Lui un maestro straordinario, ma Gesù non aveva frequentato alcuna scuola ufficiale, tanto che i giudei gli chiedevano spesso con quale autorità insegnasse. Non è, quindi, corretto applicare a Gesù alcuna peculiare caratteristica dei rabbini.

Sebbene i costumi ebraici del tempo imponevano il matrimonio, non è assurdo pensare ad una scelta celibataria di Gesù. D’altronde tutta la sua vita terrena fu caratterizzata da uno scarso rispetto delle tradizioni, basta pensare al processo finale del Sinedrio e a tutte le contestazioni mossegli dall’autorità religiosa giudaica. Durante un dibattito sul divorzio Gesù pronuncia la seguente frase: «Vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre e vi sono eunuchi che sono stati resi tali dagli uomini e vi sono eunuchi che si sono resi tali a causa del regno dei cieli» (Mt 19, 12), Egli allude chiaramente, con tinte forti, alla sua completa dedizione alla sua missione. Questo costume celibatario influenzerà anche la vita delle primissime comunità cristiane. Paolo, ad esempio, in 1Cor 7, 25-40, esorta la locale comunità, rivolgendosi sia agli uomini che alle donne, a scegliere il celibato e la verginità per avere una maggiore disponibilità per l’annunzio di Cristo ed il servizio ai fratelli.

Passando al riferimento al brano del vangelo detto “di Filippo”, devo dire che D. Brown non tratta molto bene il personaggio dello “storico” Teabing esponendolo, infatti, a continue figure da somaro. Un libro intitolato “i vangeli gnostici” non può trattare dei rotoli del Mar Morto, visto che questi sono costituiti solamente da brani dell’Antico Testamento, da commentari e da testi riguardanti la vita della comunità essena di Qumràn, che, sicuramente, non era cristiana. I vangeli gnostici non possono essere definiti “I più antichi documenti cristiani” essendo stati scritti tra la fine del III secolo e gli inizi del IV d.C., ben due secoli dopo il più tardo dei vangeli canonici, cioè quello di Giovanni.

Come abbiamo visto nella parte riguardante la letteratura gnostica, il vangelo detto “di Filippo” fa parte della collezione di testi gnostici, scritti in lingua copta, ritrovati nel 1945 tra le sabbie di Nag Hammadi, in Egitto. E’ un testo risalente alla seconda metà del III secolo d.C., quindi molto tardo rispetto ai vangeli canonici, ed è stato composto, al pari di tutti gli altri scritti ritrovati a Nag Hammadi, in ambiente gnostico siro-egiziano e costituisce una sorta di catechismo gnostico di scuola valentiniana. Essendo un commento della vita di Gesù secondo la visione gnostica, deve essere, quindi, in quest’ottica, letto ed interpretato. Nel brano in questione non può essere vista alcuna implicazione materiale e corporale, tantomeno si può parlare di matrimonio, in quanto lo gnosticismo ripudia il mondo materiale opponendone una visione eterea e spirituale.

Lo sfortunato Teabing, a giudicar dai danni, doveva avere la biblioteca infestata dai topi, infatti propone alla meravigliata Sophie solo una parte del brano. Per poterne compiutamente capire il senso occorre riportare tutto il versetto e tenere conto del contesto da cui è tratto. Il versetto in questione, il n°55, integralmente, sarebbe: «La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La consorte di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli allora gli dissero: "perché ami lei più di tutti noi?" Il Salvatore rispose e disse loro: "perché non amo voi tutti come lei?» (Vangelo di Filippo, versetto 55). 

Appare chiaro che il versetto non fa riferimento ad una sola figura femminile, bensì a due, molto ben distinte. Abbiamo la Sofia, detta sterile, cioè la sapienza decaduta, demiurgica, responsabile della creazione della materia, del disprezzato mondo materiale, in quanto “madre degli angeli”, (cioè dei pianeti e delle costellazioni), e Maria Maddalena, la Sapienza celeste all’origine del mondo spirituale sposa dell’anima del Cristo. Infatti la figura del bacio sulla bocca, nella terminologia gnostica, è un’immagine della sapienza divina che esce dalla bocca del Cristo (2). Nel versetto 59 del vangelo detto “di Filippo” si legge: «Tutti coloro che sono generati nel mondo sono generati nel modo naturale; ma gli altri [sono generati] dalla bocca, [poiché] se il Logos viene da quel luogo, egli nutre dalla sua bocca e sarà perfetto. Il perfetto, infatti, concepisce e genera per mezzo di un bacio. È per questo che noi ci baciamo l’un l’altro. Noi siamo fecondi dalla grazia che è in ognuno di noi» (Vangelo di Filippo, versetto 55). Questo versetto del vangelo detto “di Filippo” chiarisce, senza alcun dubbio, che l’azione del bacio sulla bocca ha una connotazione squisitamente spirituale. Nel testo gnostico detto “Vangelo della verità”, attribuito allo stesso “vescovo” gnostico Valentino, l’azione del bacio sulla bocca rappresenta la conoscenza della verità e la discesa dello Spirito Santo. Al versetto 17 si legge: «La Verità si è fatta avanti. Tutte le emanazioni la hanno conosciuta. Esse hanno veracemente salutato il Padre, con una potenza perfetta che le unisce a Lui. Ognuno infatti ama la verità, perché la verità è la bocca del Padre e la sua lingua è lo Spirito Santo, il quale congiunge ciascuno alla Verità, unendolo alla bocca del Padre per mezzo della sua lingua, quando riceve lo Spirito Santo» (Vangelo della verità, versetto 17). Nella visione gnostica, quindi, questo bacio non ha alcuna connotazione di tipo sessuale, non vuole indicare alcuna relazione amorosa tra chi se lo scambia, è solo un segno di comunanza spirituale. In un altro testo gnostico, l’“Apocalisse di Giacomo”, si legge: «Ed egli [Cristo] mi baciò la bocca e mi abbracciò e mi disse: “Mio diletto! Ecco io ti rivelerò ciò che i cieli non conoscono ed anche i loro arconti”». Anche qui compare un “bacio in bocca”, ma è chiaro che il suo significato è quello di mostrare una sublime intesa spirituale, attraverso la quale Gesù rivela la “conoscenza”, cioè la gnosi, a Giacomo.

Alla luce di tali evidenze, nel versetto del vangelo detto “di Filippo”, citato ne “Il Codice da Vinci”, non possiamo leggere alcun riferimento ad un matrimonio tradizionale la cui corporeità sarebbe totalmente incoerente con il contesto. A tal proposito è importante notare, sempre in questo versetto, che la sapienza demiurgica, cioè la controparte terrena della Maddalena celeste, è descritta come sterile, quindi incapace di generare, quindi niente matrimonio e niente discendenza. 

Continuando ad analizzare il vangelo detto “di Filippo” si scopre che la figura stessa di Maria Maddalena è solo un’aspetto della polimorfica sapienza divina che procede dal Figlio di Dio. Si legge al versetto 32: «Tre donne camminavano sempre con il Signore: Maria sua Madre, Maria la sorella di lei e la Maddalena, la quale è detta sua compagna. Maria, in realtà, è sorella, madre e compagna di lui» (Vangelo di Filippo, versetto 32). Non esiste, quindi, una corporeità della Maddalena, ma solo un’immagine spirituale.

Il riferimento di L. Gardner al Cantico dei Cantici (o di Salomone) è totalmente fuori luogo. A parte il fatto che non ha alcun senso accostare due testi scritti a più di otto secoli di distanza l’uno dall’altra, come abbiamo visto, il “bacio in bocca”, che ritroviamo in questi testi gnostici, composti a partire dal III secolo d.C., ha un significato puramente spirituale, ed è un errore gravissimo accostarlo a quelli che compaiono nel Cantico dei Cantici. Questo libro dell’Antico Testamento è un poema lirico, composto tra il VI-IV secolo a.C., che esalta e canta l’amore erotico tra due giovani sposi, quindi un contesto molto materiale lontano anni luce dallo gnosticismo. Naturalmente questo amore materiale è una allegoria dell’amore di Dio verso Israele come sublimazione dell’amore umano. Nella tradizione cristiana questo amore si prolunga nell’amore di Gesù, lo sposo, per la sua Chiesa, la sposa. 

Ne “Il Codice da Vinci”, oltre alle inesattezze sul significato del “bacio in bocca”, D. Brown fa dire al sempre più bistrattato Teabing un’altra scemenza: «…Come ogni esperto di aramaico potrà spiegarle, la parola “compagna”, all’epoca, significava letteralmente “moglie”…». Questa assurdità D. Brown la copia di sana pianta da un libro di Lynn Picknett e Prince intitolato “La Rivelazione dei Templari: Guardiani segreti della Vera Identità di Cristo” tanto che, descrivendolo come un volume contenente “risultati storici”, lo fa figurare nella famigerata biblioteca di Teabing (che tristezza…, n.d.r.). 

In realtà, come tutti sanno, i vangeli gnostici ritrovati a Nag Hammadi, e quindi anche quello detto “di Filippo”, sono scritti in copto e non in aramaico. Il copto è la lingua egizia grecizzata, cioè scritta con i caratteri dell’alfabeto greco, fenomeno linguistico tipico in un paese fortemente ellenizzato com’era l’Egitto del III secolo d.C. Il copto cadde in disuso nel VII sec. d.C. con l’invasione araba, oggi sopravvive solo nella liturgia della Chiesa cristiana copta. L’aramaico, invece, era la lingua parlata in Palestina ai tempi di Gesù, quindi niente a che vedere con l’Egitto ellenizzato del III secolo d.C. Ciò che appare più probabile, piuttosto, è che del vangelo detto “di Filippo” possa essere esistita una versione precedente scritta in greco. Ora il termine “compagna” che troviamo nel vangelo detto “di Filippo” è una traslitterazione in copto del termine greco “koinonos”. Il famoso vocabolario di greco-italiano, il Lorenzo Rocci, traduce questa parola con “moglie” ma anche con ”partecipe, compartecipe, compagno, socio, ecc…”, il famoso biblista americano Darrell L. Bock, esperto del Nuovo Testamento, docente presso il “Dallas Theological Seminary”, nel suo libro intitolato: “Codice da Vinci. Verità e menzogne”, osserva che il termine “koinonos” può talvolta significare “moglie”, “fratello” o “sorella”, ma sempre in senso spirituale, infatti il termine specifico in greco per indicare “moglie”, nel significato di relazione amorosa, è “gyne”. In questo versetto del vangelo detto “di Filippo”, quindi, non c’è nulla che attesti di un matrimonio tra Gesù e la Maddalena. 

Ma D. Brown non si arrende, a pag. 290 de “Il Codice da Vinci” si legge: «…Sir Leigh Teabing stava ancora parlando. “Non la annoierò con gli infiniti riferimenti all’unione tra Gesù e Maria Maddalena. E’ stata esplorata fino alla nausea dagli storici moderni. Vorrei però farle notare almeno questi”. Indicò un altro brano. “E’ dal Vangelo di Maria Maddalena”. Sophie non aveva mai saputo che esistesse un vangelo simile. Lesse il testo. “E Pietro disse: «Il Salvatore ha davvero parlato con una donna senza che noi lo sapessimo? Dobbiamo tutti girarci dall’altra parte e ascoltare lei? Ha preferito lei a noi?» E Levi rispose: «Pietro, tu sei sempre stato facile alla collera. Ora ti vedo lottare contro la donna come un avversario. Se il Salvatore la resa meritevole, chi sei tu per rifiutarla? Certo, il Salvatore la conosce bene. Per questo ha amato lei più di noi» […] ”Perché Gesù preferiva Maria?”. “Non solo per questo. C’era in gioco ben più dell’affetto. A questo punto dei vangeli, Gesù sospetta che presto sarà arrestato e crocifisso. Perciò da istruzioni a Maria Maddalena su come guidare la chiesa dopo la sua morte. Di conseguenza, Pietro manifestò la sua contrarietà a rimanere in secondo piano dietro a una donna. Ho l’impressione che Pietro fosse alquanto sessista”. Sophie cercava di seguire le sue parole. “Ma è san Pietro, la pietra su cui Gesù fondò la sua Chiesa”. “Proprio lui, tranne un particolare. Secondo questi vangeli non modificati, non era Pietro la persona che Cristo incaricò di fondare la sua Chiesa. Incaricò Maria Maddalena” […] “Questo era il progetto di Gesù, che fu il primo dei femministi. Voleva che il futuro della sua Chiesa fosse nelle mani di Maria Maddalena” […] “Pochi sanno che Maria Maddalena, oltre ad essere il braccio destro di Cristo, era già di per sé una donna con un grande potere”. Sophie lesse il titolo dell’albero genealogico. TRIBU’ DI BENIAMINO. “Qui c’è Maria Maddalena” disse Teabing, indicando un punto nella parte alta della genealogia. […] “Maria Maddalena era di famiglia reale” […] “sposandosi con una donna dell’importante Casa di Beniamino, Gesù fondeva due discendenze reali, creava una potente unione politica che avrebbe avuto il diritto di avanzare legittime rivendicazioni sul trono e ricostituire una dinastia di re, come al tempo di Salomone” […] “Ma Cristo come poteva avere una discendenza reale, a meno che…?” Guardò Langdon. Lo studioso le sorrise. “A meno che non avessero un figlio”. Sophie era come pietrificata […] “E i documenti del Sangreal?” Chiese Sophie. “Dovrebbero contenere la prova che Gesù ha avuto una discendenza reale?”. “Certo”…»

Alla luce di ciò che ho esposto finora circa la simbologia gnostica sulla Sapienza celeste impersonificata dalla Maria Maddalena, appare chiarissimo il significato di questo versetto del Vangelo di Maria, altro scritto gnostico della “collezione” di Nag Hammadi che, è bene ricordarlo, è del IV secolo d.C. Gli apostoli rappresentano l’umanità bisognosa della conoscenza, cioè della gnosi, che solo il Cristo può loro dare. La gnosi è la Sapienza celeste, Maria Maddalena, preferita dal Figlio di Dio alle meschinità della vita materiale. Non c’è nessuna prova di un matrimonio o di un qualunque alto tipo di rapporto tra Gesù e la Maddalena. La storiella, poi, che Gesù sia un femminista e, invece, Pietro un maschilista, fa letteralmente sorridere. E’ l’ennesima prova dell’ignoranza di D. Brown circa lo gnosticismo. La donna, per gli gnostici, lega l’uomo alla sozzura del mondo materiale precludendogli la via alla gnosi. Nel vangelo detto “di Filippo”, al versetto 71 si legge: «Quando Eva era in Abramo, non esisteva la morte. Ma dopo essa fu separata, la morte è sopravvenuta. Se essa entra di nuovo in lui, e se egli la riprende in se stesso, non esisterà più la morte» (Vangelo di Flippo, versetto 71). Per gli gnostici, quindi, la morte è stata introdotta nel mondo dalla donna e solo con un suo annientamento nell’uomo si potrà avere la salvezza. Questa assurdità è un cardine della filosofia gnostica, la si riscontra in tutti i testi di Nag Hammadi. Nel vangelo detto “di Tommaso”, ad esempio, il “femminista” Gesù ha un comportamento non proprio rispettoso delle donne: «…[Pietro obietta:] “Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita” [Gesù risponde:] “Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli”» (Vangelo di Tommaso, versetto 114). 

Nei Vangeli canonici, che D. Brown ritiene “modificati”, niente di tutto questo. In un periodo in cui la donna era considerata meno di niente, Gesù pone sempre l’uomo e la donna sullo stesso piano. Nel Vangelo di Giovanni, ad esempio, Gesù, sorprendentemente, trattandola alla stessa stregua degli apostoli, rivela chiaramente di essere il Messia ad una donna sonosciuta, per giunta samaritana, cioè straniera, mentre gli apostoli si sdegnano per il solo fatto che stesse a discorrere con lei (Giovanni 4, 25-27).

Quanto alla notizia circa il primato della chiesa attribuito alla Maddalena e del progetto di ricostituzione del regno d’Israele occorre dire che si tratta di un’affermazione senza alcun fondamento. Il brano del Vangelo di Maria richiamato da D. Brown non afferma questo, è solo una fantasia dell’autore americano. Non esiste alcun documento, anche di origine gnostica, non c’è alcuna traccia archeologica, da cui si possa solo supporre una volontà di Gesù di istituire un regno terreno. Anche l’affermazione che Maria di Magdala apparterrebbe alla “Casa di Beniamino” è pura invenzione, non si ha alcuna notizia della sua discendenza, sappiamo solo che era originaria di Magdala, un villaggio di pescatori sul lago Tiberiade. Inoltre, se anche avesse fatto parte della “Casa di Beniamino” ciò non farebbe di lei necessariamente una discendente del re Davide.

Anche L. Gardner ritiene di aver trovato la tanto sospirata “prova” del matrimonio tra Gesù e la Maddalena. Egli, come abbiamo già visto, è assurdamente convinto che i vangeli siano scritti in codice (sic!) e, senza alcuna prova seria, ritiene che i due episodi dei vangeli in cui una donna lava e asciuga i piedi di Gesù siano in realtà due riferimenti in codice al matrimonio con la Maddalena. Ne “La linea di sangue del santo Graal”, L. Gardner, partendo da questo presupposto si spinge ben oltre. A pag. 73, si legge: «Una delle ragioni per cui nel Nuovo Testamento non si fa menzione del matrimonio di Gesù è che la prova venne deliberatamente rimossa per decreto ecclesiastico. Che le cose stavano effettivamente così lo si apprese soltanto nel 1958, quando Morton Smith, professore di storia antica alla Columbia University negli USA, scoprì un manoscritto […] (con) la trascrizione di una lettera del vescovo Clemente di Alessandria […] indirizzata al suo collega, Teodoro. Comprendeva un brano sconosciuto del Vangelo di Marco. La lettera di Clemente decretava che una parte del contenuto originale di quel Vangelo venisse soppressa perché non era conforme ai precetti della Chiesa. […] Nella parte soppressa del Vangelo vi è un resoconto della resurrezione di Lazzaro, ma in quella versione Lazzaro chiama Gesù da dentro il sepolcro prima ancora che la pietra tombale sia stata rimossa. Da ciò risulta evidente che l’uomo non era morto nel senso fisico: cosa che, naturalmente, demoliva la tesi sostenuta dalla Chiesa che la resurrezione doveva essere accettata come un miracolo soprannaturale. […] L’episodio di Lazzaro faceva parte della stessa serie di eventi che culminarono con l’unzione di Gesù a Betania per mano di Maria Maddalena. I Vangeli sinottici non dicono che cosa accadde all’arrivo di Gesù in casa di Simone, giacché la risurrezione di Lazzaro non vi è inclusa […] non viene azzardata alcuna ragione per il comportamento esitante di Maria […] Il fatto è che, in qualità di moglie di Gesù, Maria era vincolata dal rigido codice di procedura nuziale. Non era autorizzata a uscire di casa e andare incontro al marito finchè non aveva ricevuto il suo espresso consenso […] il testo più dettagliato di Marco [dove secondo Gardner dovevano esserci tali spiegazioni] fu strategicamente ritirato dalla pubblicazione» 

Una tesi allucinante, ho già precedentemente dimostrato come la visione “criptata” e “complottistica” dei vangeli di L. Gardner sia totalmente assurda. Innanzitutto il visionario L. Gardner confonde Maria di Betania, sorella di Marta e Lazzaro, con la Maddalena considerandole la stessa persona, mentre è certo che si tratta di due persone nettamente distinte. Maria di Betania è sempre citata nel suo ambiente domestico con la sua famiglia, mentre la Maddalena fa parte integrante del seguito di Gesù (Luca 8). Nel suo vangelo Giovanni ci descrive una Maria, la sorella del morto, assolutamente disperata e rinchiusa in casa in segno di lutto, infatti alcune persone, dice l’evangelista, sono con lei per consolarla. Per questo Marta, la sorella, và di nascosto ad avvertirla che Gesù la sta chiamando. Se, come dice Gardner, Maria aveva il consenso di Gesù a raggiungerlo, perché Marta va di nascosto da lei? In realtà Maria è letteralmente sconvolta tanto che una volta raggiunto Gesù gli si getta ai piedi piangendo suscitando la sua forte commozione (Gv 11, 33).

Inoltre, per quanto riguarda i due episodi delle cosiddette “unzioni” in nessuno compare la figura della Maddalena. Nell’episodio di Luca 7, 36-50 si fa riferimento solo ad una donna sconosciuta della citta in cui Gesù soggiornava, che viene perdonata e rimandata in pace. La Maddalena, invece, come già detto precedentemente, viene indicata da Luca nel capitolo immediatamente successivo, facente parte, assieme ad altre donne, del seguito di Gesù. Nell’altro episodio riportato sia in Matteo 26, 6-13 che in Giovanni 12, 1-8 la protagonista del gesto è Maria di Betania, la sorella di Lazzaro e Marta. Inoltre questo gesto di Maria di Betania non ha alcun riferimento ad un matrimonio, ma è una gesto simbolico della sepoltura di Gesù.

L. Gardner parla di un decreto ecclesiastico del vescovo di Alessandria, Clemente (150 - 215 d.C.), che avrebbe rimosso la “prova” del matrimonio di Gesù escludendo la narrazione della risurrezione di Lazzaro dal vangelo di Marco. In questo vangelo “segreto” L. Gardner suppone ci siano dei riferimenti espliciti al matrimonio di Gesù. Questo “decreto” sarebbe stato riportato da un monaco su un antico manoscritto, inserito in un libro del VII secolo, e scoperto nel 1958 nel monastero di Mar Saba, in Palestina, da un professore di storia antica alla Columbia University, USA, un certo Morton Smith. Questo manoscritto riporterebbe il frammento di una lettera in cui Clemente Alessandrino, rivolgendosi ad un certo Teodoro lo mette in guardia dalle dottrine eretiche della setta gnostica dei Carpocraziani. Costoro avrebbero adulterato alcuni passi del vangelo di Marco inserendo episodi e frasi compromettenti sulla vita di Gesù.

L. Gardner, però, parla di cose che non conosce o che, ad arte, riporta in modo parziale. In realtà Morton Smith, studioso alquanto controverso, allude alla scoperta di un vangelo “segreto” di Marco in cui Gesù non risuscita Lazzaro, perché è ancora vivo, e resta con lui tutta la notte per “accudirlo” ed “insegnargli” i misteri del Regno di Dio. Secondo Morton Smith si ha qui la prova che Gesù era a capo di una setta esoterica dedita a pratiche rituali di magia sessuale di tipo omosessuale ("Morton Smith e la truffa del vangelo segreto di Marco. Un libro scuote il mondo accademico americano" Massimo Introvigne. www.cesnur.com). E’, quindi, totalmente assurdo, citare i lavori di Morton Smith per provare il matrimonio di Gesù. Agli “smithiani”, i seguaci di Morton Smith, di scontati gusti sessuali, non poteva piacere di certo un Gesù sposato con prole. 

Questa storia così assurda da risultare perfino divertente ha, però, un finale scontato. Morton Smith nel presentare la sua scoperta lo fece mostrando solo le foto di tale documento asserendo che l’originale era andato perduto. Il fatto che non esisteva alcun riscontro da altre fonti dell’esistenza di un vangelo “allargato” di Marco, che l’unica prova della sua esistenza fossero le foto scattate da Morton Smith e che, quindi, non si potesse sottoporre l’originale ad analisi più approfondite cominciò a destare diverse perplessità presso la comunità scientifica. Fatalmente, poco tempo fa, è stato pubblicato un lavoro di Stephen C. Carlson intitolato “The Gospel Hoax. Morton Smith’s Invention of Secret Mark" (cioè: “La Truffa del Vangelo. Morton Smith e l’invenzione del Vangelo Segreto di Marco") edito dalla Baylor Univesity Press di Waco, nel Texas, USA, in cui, con dovizia di prove viene dimostrato che il manoscritto è un falso. 

La Baylor University è una delle più importanti università statunitensi, una vera e propria autorità mondiale nel campo delle scienze religiose che pubblica l’”Interdisciplinary Journal of Research on Religion”, unanimemente considerata la più autorevole rivista accademica onine nel settore degli studi sulle religioni, e Stephen C. Carlson un avvocato specializzato in contraffazioni e documenti falsi. Egli si è avvalso di tecniche investigative sconosciute negli anni ’50, come l'analisi grafologica, l'esame ottico delle muffe presenti sui fogli, ecc…, ed anche l'analisi lessicale che ha permesso di accertare che nel documento si rinvengono stilemi e modi di esprimersi che, effettivamente, sono propri di Clemente di Alessandria, ma in una quantità esagerata. Nel breve testo riportato se ne possono individuare a decine, mentre normalmente nelle opere di Clemente ricorrono una volta ogni due, tre frasi. Tutto ciò dimostra efficacemente non solo che il testo è stato prodotto nel XX secolo e che, quindi, non è del VII secolo, ma che l’autore del falso è lo stesso Morton Smith. Ciò è attestato dalle prove calligrafiche e da numerosi riferimenti occulti a se stesso inseriti per vanità nel testo. Il libro di S. C. Carlson ha ottenuto le migliori recensioni dai più illustri esperti del settore e causato un vero e proprio terremoto in gran parte del mondo accademico americano che inizialmente aveva accolto in modo entusiastico il “lavoro” di Morton Smith reputando molto “politicamente corretta” l’idea di ritrovare l’omosessualità tra i primi cristiani. 

Povero L. Gardner, la sua “prova inconfutabile” si è sciolta come neve al sole.

venerdì 10 marzo 2017

La prepotenza del laicismo e i diritti negati ai bambini

Si registra, purtroppo, un altro pericolosissimo attacco della lobby laicista in Italia contro i diritti dei più deboli. Il Tribunale dei minori di Firenze con una sentenza che ha dell’incredibile ha stabilito la trascrizione anche in Italia dei provvedimenti emessi da una Corte britannica riconoscendo così l’adozione di due bambini da parte di una coppia di persone omosessuali.

Nonostante che il confronto democratico sul DDL Cirinnà riguardante le unioni civili abbia escluso l’adozione da parte di coppie di persone omosessuali ed anche la cosiddetta “stepchild adoption” cioè la possibilità di adottare il figlio del proprio partner con cui si è uniti civilmente o sposati, i giudici, in barba a quanto stabilisce la Costituzione, hanno tranquillamente prevaricato i confini della loro competenza e si sono bellamente infischiati dell’opinione della società civile, per ergersi al ruolo del legislatore. 

In Italia non esiste la possibilità di adozione da parte di una coppia di persone omosessuali, quindi come è possibile per i giudici fiorentini riconoscere un’adozione del genere solo perché deriva da un “atto validamente formato in un altro Paese dell'Unione Europea”? Tutte le leggi vigenti nei Paesi dell’UE sono forse valide anche in Italia? Certo che no. Quindi?

Nel loro delirio di onnipotenza i giudici hanno il coraggio, ma direi piuttosto la sfrontatezza, di affermare che la coppia di persone omosessuali in questione "si tratta di una vera e propria famiglia e di un rapporto di filiazione in piena regola che come tale va pienamente tutelato". Accidenti! Non sapevo che per fare il giudice bisognasse essere anche degli scienziati nel campo della psicologia sociale e dell’adozione. Ma il giudice, in realtà, non nessuna di tali competenze, quindi come fa a stabilire che una coppia di persone omosessuali possano costituire una famiglia? D’altronde la nostra Costituzione parla molto chiaro, infatti all’art.29 si legge: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Società naturale, quindi quella, e solo quella, formata da un uomo ed una donna, cioè l’unica società di individui in grado di produrre, accogliere e formare una vita umana.

Ma c’è di più. Con questa sentenza i giudici, di fatto, pongono una pietra tombale sul diritto di ogni bambino di avere un padre ed una madre, cioè i suoi genitori naturali. Perché questo diritto non vale niente? Se i bambini non hanno diritto ad avere i propri genitori, perché mai i genitori dovrebbero avere il diritto di tenere i propri figli? E’ a questo che porta l’assurda logica dei giudici fiorentini: una non-logica che si basa sul diritto al relativismo, trasformando ogni proprio desiderio in un diritto. In pratica siamo alla la legge della jungla dove il più forte, cioè l’egoismo di ritenere un diritto avere figli, prevale sul diritto, quello vero, del più debole, cioè quello dei bambini ad avere un padre ed una madre.

Certamente sulla decisione dei giudici ha pesato la necessità di dover trovare la soluzione meno traumatica per i poveri bambini, ma da questo a pontificare su identità della famiglia e diritti inesistenti ce ne corre! Una sentenza gravissima che supera le competenze del Parlamento, il quale non è più sovrano nel disciplinare queste situazioni, ma che, oltretutto, inserisce nel nostro ordine pubblico culture e riferimenti che non vi fanno parte.

martedì 7 marzo 2017

Il fenomeno Biglino

Ho deciso di dedicare una sezione del mio blog al “fenomeno” Mauro Biglino, un sedicente studioso ed esperto di storia delle religioni (così viene qualificato sul suo blog), che sta riscuotendo un sorprendente successo internettiano. Biglino pubblica anche molti libri, ma ad avere un grosso seguito sono i numerosi video che posta su Youtube sulle sue conferenze che tiene in ogni parte d’Italia ed anche all’estero. A sentire i suoi tanti ammiratori e seguaci, Biglino avrebbe finalmente portato una parola di verità e chiarezza sull’esatta interpretazione della Bibbia. Per la maggior parte di loro le “scoperte” di Biglino riescono a smascherare l’inganno della Chiesa e dei rabbini ebraici (sic) che avrebbero interpretato falsamente la Bibbia per raggirare moltitudini di poveri credenti. 

Di Biglino e delle sue fantasie non sarebbe neppure molto serio interessarsene, lo studioso torinese non può vantare alcun titolo accademico, non ha al suo attivo alcuna pubblicazione scientifica. Biglino, nel suo studio della Bibbia, arriva ad affermare che la Scrittura parli in realtà di extra-terresti ed oggetti volanti, il che lo qualifica più come uno scrittore di fantascienza del filone paleoastronautico, piuttosto che uno scienziato. Può vantare solo una collaborazione come traduttore di ebraico biblico ad un progetto editoriale delle Edizioni San Paolo eseguendo la traduzione interlineare, cioè la semplice traduzione dei singoli termini. Un tipo di lavoro che è preliminare per l’opera successiva degli esegeti che realizzano il testo tradotto finale coerente con il contesto.

Completamente ignorato dalla comunità scientifica accademica e dagli addetti ai lavori, Biglino raccoglie invece entusiastici consensi tra il pubblico comune che, pur essendo completamente digiuno della materia, non si fa alcun problema a credere a tutte le sue assurdità. La formula è, in fondo, molto semplice, ricalca quella di tante altre operazioni del genere, prima fra tutte l’iniziativa di Dan Brown e del suo “Il Codice da Vinci”: basta presentarsi con una nuova verità sul significato delle Scritture che sarebbe stata nascosta dalla Chiesa per la sua brama di potere e controllo, ed il successo è garantito.

L’abilità indiscutibile di Biglino è certamente quella di presentare le sue teorie con un’ottima abilità oratoria e con la capacità di ammantarle di una consistenza scientifica. Nello studio della Bibbia afferma di applicare il metodo di considerare valido ciò che trova letteralmente scritto senza procedere con interpretazioni o con l’utilizzo di strumenti esegetici. Ma è proprio tale impostazione il suo più grosso limite, l’interpretazione letterale è sempre incompleta ed inadatta. In genere la semplice traduzione di una parola non fornisce il suo vero senso se non viene considerata nel contesto dell’intera frase e in coerenza con il concetto espresso. Biglino utilizzando il testo masoretico della Biblia Hebraica Stuttgartensia, una copia pressoché identica del Codice di Lelingrado, contesta la traduzione ufficiale del testo ebraico in uso presso le comunità ebraiche e cristiane fornendo una sua propria traduzione che a suo dire sarebbe quella più corretta. Il problema risiede nel fatto di capire come faccia Biglino ad affermare una cosa del genere ponendosi al di sopra di traduzioni antichissime come la Settanta, la Vulgata o la Peshitta. In realtà Biglino lavora molto di fantasia commettendo errori di grammatica e palesando gravi carenze esegetiche e storiche. Non viene revisionato solo l’antico Testamento, ma Biglino si spinge anche a criticare il nuovo Testamento e la tradizionale figura di Gesù che traspare dai vangeli. Qui la critica di Biglino si fa più convenzionale riproponendo i soliti temi della non storicità del Cristo della fede.

Come già detto le teorie di Biglino, essendo talmente sconclusionate e senza alcuna decente base scientifica, hanno suscitato uno scarsissimo interesse presso la comunità scientifica accademica, ma moltissime persone restano interdette davanti alle sue argomentazioni e non trovano in rete valide, convincenti ed accessibili confutazioni. Per questo motivo, al solo scopo di fare chiarezza e di fornire un servizio che, spero, sia utile a coloro che vogliano vederci più chiaro, analizzerò le affermazioni più comuni di Biglino, tratte dai suoi video rintracciabili senza difficoltà su You tube. Non mi resta, quindi, che darvi appuntamento al prossimo post sul tema.