venerdì 13 maggio 2016

Il "cattolicesimo" secondo Renzi

"Ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo". E' questa la sconcertante affermazione che il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha rilasciato all'indomani del pronunciamento della Camera circa la legge sulle unioni civili con l'intento di rivendicare il merito della sua approvazione. Davanti alla prevedibile reazione dell'opposizione e dei cattolici il premier ha tirato dritto: "Rispetto tutti, io sono cattolico, ma faccio politica da laico!".


Renzi si ritiene "cattolico", ma in politica si comporta da laico. Può essere condivisibile questa presa di posizione? Bisognerebbe chiedere a Renzi cosa significhi per lui essere cattolici. Molto probabilmente per Renzi essere cattolici significa solo avere un'etichetta come tante che serve solamente come espediente per accattivarsi simpatie e consensi. Ma essere cattolici non dovrebbe prevedere una scelta profonda di vita? Condividere i valori fondamentali del Vangelo, così come ce li ha tramandati la Chiesa di Cristo? E tali valori non dovrebbero caratterizzare ogni aspetto del proprio comportamento o si è cattolici solo ad intermittenza, quando non si dà fastidio? Eppure Gesù, durante il suo ministero, ha inciso profondamente nella società ebraica del suo tempo. Ha denunciato i suoi errori, le sue ipocrisie e ha posto i suoi insegnamenti come punto di riferimento per tutti coloro che erano alla ricerca della Verità. Ma non solo questo! Gesù ci invita a mettere in pratica questi insegnamenti, a diffonderli, a renderli pubblici (Mt 10, 27).

Renzi dice di aver giurato sulla Costituzione e, quindi, di dover dare a lei la precedenza. A parte il fatto che la nostra Carta Magna non giustifica affatto l'equiparazione delle unioni tra persone omosessuali al matrimonio, ma l'amore verso Dio può passare in secondo piano? E' mai possibile che un cattolico reputi più importante un precetto umano rispetto alla legge d'amore di Dio? I cattolici, e i cristiani in genere, sono chiamati ad una missione da compiere: quella di essere sale, lanterna e lievito così da incidere nella società in cui vivono ed edificare il Regno di Dio, una realtà operante già da questa vita terrena (Lc 17, 20-21). Questo non significa prevaricazione e disprezzo delle idee degli altri, ma costituire un esempio, la presenza di Cristo nella società. Lo saprà Renzi che sul Vangelo non bisogna giurare? Anzi, da cattolico, non dovrebbe proprio giurare e il suo parlare dovrebbe essere sempre onesto e coerente con la sua fede (Mt 5, 37). I cristiani sanno di essere chiamati da Dio a testimoniare sempre la propria fede e a manifestare questo credo in ogni momento della loro vita e quindi anche nelle loro scelte politiche, consci di operare per il bene collettivo.

Mio caro Renzi, sul Vangelo non si giura, lo si vive.

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